In due articoli precedenti avevo già trattato dell’analisi del bilancio: qui avevo introdotto il tema, visto l’incidenza del valore della produzione, della liquidità d’impresa con il rapporto tra crediti a breve termine e debiti a breve termine, mentre qui avevo approfondito il tema delle immobilizzazioni, nelle proprie varie forme.
In questo nuovo articolo andremo a parlare di quelli che sono invece gli indici più classici di cui si sente parlare, quelli che troverai in qualsiasi analisi tu voglia acquistare oppure che ti dovrai estrapolare per iniziare a valutare bene la società.
Saper correlare, leggere ed analizzare gli indici di un bilancio è molto importante per capire con un’occhiata rapida la situazione generale dell’azienda che si sta verificando. Non sarà una visione precisa, sarà un quadro d’insieme che potenzialmente potrebbe essere addirittura sviante o potrebbe essere frainteso, ciononostante non può che essere il punto di partenza per il nostro lavoro. Di fatto, analizzare questi indici sarà come mettersi di fronte ad un cruscotto che riassuma brevemente le caratteristiche dell’azienda.
Vediamo quindi come procedere.
Gli indici principali possono essere di tre tipi:
- Indici di redditività;
- indici finanziari;
- Indici patrimoniali.
Alcuni degli indici che andremo a vedere ci riguarderanno solo di sfuggita, essendo più materia da controllo di gestione interno che di analisi del credito di una società terza. Li vedremo comunque per due motivi: anzitutto, sono comunque indici che hanno un rilievo per intuire la vita dell’azienda, e in secondo luogo perché è nostro compito fare le cose al meglio ed essere preparati a tutto tondo sull’impresa che stiamo analizzando.
Altri degli indici li abbiamo già visti brevemente nei due articoli precedenti, ma vale la pena ripassarli.
INDICI DI REDDITIVITÀ
Questi indici permettono di verificare come sta l’azienda dal punto di vista dell’equilibrio economico-reddituale, quindi ne mostrano la capacità di produzione di reddito e remunerazione.
Ne vedremo sette, che certamente avrai già sentito: il ROE, il ROD, il ROI,il ROS ed il ROT, seguiti dall’Incidenza della gestione non caratteristica e dal Leverage.
ROE
Return on equity, in altre parole redditività del capitale proprio. Rappresenta in percentuale quanto viene remunerato dall’impresa il denaro che i soci hanno investito in essa. Per arrivare a definirlo bisogna vedere il rapporto tra l’Utile netto ed il Capitale proprio (somma di capitale sociale, riserve ed utili non distribuiti) per 100.
(Utile netto / Capitale proprio) x 100
Dal momento che definisce se e quanto è conveniente investire in un’impresa, può darci la cifra dell’andamento della stessa e della soddisfazione dei soci. Dal punto di vista che applico quando parlo con un nuovo cliente o, peggio, con un debitore, per me può significare anche la valutazione sul tema: l’investitore sarà disposto a coprire e garantire la posizione, oppure rischio che, persa per persa, chi di dovere mi lasci tutto lì e preferisca il fallimento o il concordato? Si tratta di una valutazione rozza e priva di sicurezze, certo, ma guardiamola bene: più che altro serve per fare delle domande mirate all’amministratore.
Quando si dice che un ROE è positivo? In tempi normali, la cosa migliore è paragonarlo con il rendimento tipico di investimenti alternativi a basso rischio, quali BOT, CCT o depositi bancari: se è più alto di almeno 3 o 4 punti, possiamo dire che è positivo. La differenza tra ROE e investimenti a basso rischio rappresenta il premio del rischio, ovvero lo stimolo che ha l’imprenditore a svolgere attività d’impresa. Avrei voglia di evidenziare che in tempi di recessione e di tassi bassi o negativi delle banche centrali, questa valutazione potrebbe risultare falsata: vivendo in una bolla, è giocoforza attendere lo scoppio… Purtroppo sono valutazioni di ordine generale sulle quali non abbiamo alcuna influenza, quindi facciamo il nostro raffronto e speriamo bene.
ROD
Return on Debt, rappresenta il tasso di interesse medio del debito, cioè la capacità dell’impresa di remunerare il capitale di debito. Verifica l’incidenza del peso degli oneri finaniari sulla redditività. È calcolata col rapporto tra gli oneri finanziari totali ed capitale di debito (formato da debiti a breve e lungo termine).
(Oneri finanziari / Debiti) x 100
L’indice è tanto migliore quanto più risulta basso.
ROI
Return on Investment. Ritorno dell’investimento. Lo scopo di questo indice è facilmente desumibile dal nome, consente di capire se gli investimenti nell’azienda vengono remunerati o sono in perdita. Si calcola col rapporto tra il Risultato operativo (dato dalla sottrazione Valore della produzione – Costi operativi) e gli Impieghi totali per 100.
(Risultato operativo / Impieghi totali) x 100
Questo numero è buono quando è superiore ai due indici precedenti e comunque quando è maggiore di 1. Se il ROI è maggiore del ROD, infatti, l’impresa ha vantaggi nell’indebitarsi per aumentare ulteriormente la produttività.
ROS
Return on Sales, cioè il ritorno sulle vendite, esprime la redditività di queste ultime o, in altre parole, la capacità remunerativa delle aziende. Viene generato dal rapporto tra il Reddito operativo ed i Ricavi di vendita.
(Reddito Operativo / Ricavi di vendita) x 100
Tra i nostri indici è il meno utile, in quanto potremo ricavare solo un numero molto grezzo, come se fosse venduto un solo prodotto, mentre ove ci siano più linee di produzione dovrebbe essere scaglionato per ciascuna di esse. Però noi, in quanto credit manager di un’altra azienda, dati così precisi non li avremo mai, stiamo parlando di materia da controller interni. Ci accontenteremo del numero medio, sapendo che è tanto migliore quanto più alto.
ROT
Quest’indice misura la rotazione del capitale investito o, in altre parole, la rotazione degli impieghi. Si calcola con il rapporto tra le Vendite e gli impieghi totali.
Ricavi delle vendite / Impieghi totali
In pratica, corrisponde al numero di volte in cui il capitale investito torna durante l’anno, avremo infatti davanti proprio un numero e non una percentuale. Ci fa capire se il cliente/debitore è una società più o meno attiva sul mercato, ed è chiaro che è tanto migliore quanto più è alto.
Incidenza della gestione non caratteristica
Si tratta di un indice dato dal rapporto tra l’Utile netto ed il Reddito operativo.
(Utile netto / Reddito operativo) x 100
Ci permette di capire se la società che abbiamo di fronte fa utili perché svolge bene il proprio lavoro oppure per manovre (o manipolazioni) finanziarie. Quanto più è elevato, tanto più saremo rassicurati sull’azienda.
Leverage
In italiano possiamo tradurlo con Leva finanziaria, e di fatto è l’Indice di indebitamento. Rappresenta il rapporto tra gli Impieghi totali ed il capitale proprio.
Impieghi totali / Capitale proprio
Dal momento che rappresenta se l’azienda è in grado di finanziarsi prevalentemente con capitale proprio o con capitale di terzi, lo valuteremo tanto migliore quanto più è basso. Se è uguale a 1, significa che non ci sono debiti: tutto è finanziato con capitale proprio. Tra 1 e 2, l’azienda normalmente si considera sana, il rapporto è buono. Oltre 2, invece, abbiamo uno sbilanciamento a favore del capitale di terzi.
Non si tratta però di una verità assoluta: è chiaro che a fronte di investimenti straordinari può innalzarsi nonostante l’azienda sia sana. Possiamo vedere questa cosa rapportandolo al ROI: se infatti il tasso di interesse dell’indebitamento è inferiore rispetto al ROI, l’impresa pur indebitandosi finirà col guadagnare di più.
INDICI FINANZIARI
Dal nostro punto di vista, quello della gestione crediti, stiamo ora analizzando quegli indici che rappresentano la capacità di un’azienda di fare immediatamente fronte ai pagamenti. Non tra un anno. Non domani. Ora.
Sono cinque quelli che vedremo: Indice di copertura, Indice di autocopertura delle immobilizzazioni, Current ratio, Quick ratio. Non andremo a vedere l’altro indice finanziario che classicamente si studia, la Rotazione del magazzino, perché davvero sarebbe di poca utilità per un credit manager.
Indice di copertura
Quest’indice mostra se il capitale permanente (quello di cui l’impresa può fruire a lungo termine) è in grado o meno di finanziare le immobilizzazioni dell’attivo. Pertanto, è dato dal rapporto tra il capitale permanente (somma del capitale proprio e dei debiti oltre l’anno) e le immobilizzazioni.
Capitale permanente / Immobilizzazioni
Quando l’indice è maggiore o uguale a uno, mostra come tutte le immobilizzazioni sono finanziate con capitale che rimarrà in azienda, pertanto l’azienda appare solida. Al contrario, quando è inferiore l’azienda non è equilibrata, le immobilizzazioni sono state coperte anche con crediti a breve termine e questo la espone al rischio della crisi di liquidità.
Indice di autocopertura delle immobilizzazioni
Ancora una volta si parla di immobilizzazioni, questa volta il rapporto è tra il capitale proprio e le immobilizzazioni. Di nuovo, l’indice è buono se maggiore o uguale a uno, perché mostra come addirittura le immobilizzazioni siano coperte non solo a lungo termine, ma addirittura senza indebitamento.
Capitale proprio / Immobilizzazioni
Quando troviamo, come credit manager, un indice positivo in questa verifica, francamente possiamo sentirci abbastanza tranquilli.
Current ratio
Quest’indice mostra la capacità dell’impresa di far fronte ai debiti a breve termine. Si calcola con il rapporto tra l’attivo circolante ed i debiti a breve termine. Questo perché mostra come le attività a breve siano sufficienti (o più che sufficienti) a coprire i debiti in scadenza.
Attivo circolante / Debiti a breve termine
Un valore inferiore a 1 rappresenta un grave problema, mentre tra 1 e 2 siamo in una situazione mediana, sopra il 2 siamo nella prospettiva più positiva.
Quick ratio
Viene chiamato anche indice secco di liquidità, e mostra nuovamente come possano essere coperti i debiti a breve termine con l’attivo circolante senza le scorte (dato dalla disponibilità finanziarie più la liquidità).
(Disponibilità finanziarie + Disponibilità liquide) / Debiti a breve termine
Si tratta praticamente dello stesso indice precedente, con una maggiore austerità. Questo mostra proprio come oggi stesso l’azienda possa essere in grado di pagare. Quanto più si approssima all’1, o lo supera tanto più è positivo (sopra il 2 potrebbe addirittura esserci un eccesso di liquidità).
INDICI PATRIMONIALI
Anche in questo caso non vedremo tutti gli indici patrimoniali più tipici, ma solamente quelli che hanno a che fare con noi, pertanto ci concentreremo sull’analisi del passivo, studiando autonomia finanziaria, dipendenza finanziaria e quoziente di indebitamento.
Indice di autonomia finanziaria
Come dice il nome stesso, questo permette di vedere se la società è capace di auto-finanziarsi o deve ricorrere a fonti esterne. Si calcola con il rapporto percentuale tra il Capitale proprio ed il totale delle fonti.
(Capitale proprio / Impieghi totali) x 100
Di fatto, si invertono numeratore e denominatore rispetto al leverage. Siamo di fronte ad un problema se la percentuale è inferiore al 30%, in quanto siamo di fronte ad una sottocapitalizzazione, mentre si valuta normale tra il 30% ed il 60%. Oltre il 60%, possiamo stare tranquilli.
Indice di dipendenza finanziaria
All’opposto, questo indice rappresenta quanto un’azienda dipende dai terzi. Logicamente, si calcola col rapporto percentuale tra il capitale di debito e gli impieghi.
(Capitale di debito / Impieghi totali) x 100
Le valutazioni sono precisamente opposte rispetto alle precedenti, per cui tanto sarà maggiore, tanto sarà peggiore: è buono se inferiore al 30%, medio tra il 30% ed il 60%, pericoloso e squilibrato sopra il 60%. In questo caso, infatti, si avrebbe il medesimo problema del caso precedente: l’azienda è probabilmente sottocapitalizzata e dipende eccessivamente dai debiti.
Quoziente di indebitamento
Numero che fornisce con l’accetta ed in una sola operazione le valutazioni precedenti: il rapporto tra capitale di debito e capitale proprio.
Capitale di debito / Capitale proprio
Quanto più è basso, quanto più è favorevole. Il valore utilizzato come indicazione per definire una situazione finanziariamente favorevole è 0,8. Via via che cresce, aumenta il rischio di insolvenza, e la situazione è critica quando si arriva a raggiungere o superare il 2. Quanto più è alto, infatti, tanto più l’azienda è indebitata, e tanto più rischia la situazione di insolvenza.
Divertente (in realtà necessario) sarà incrociare gli indici. Poniamo di trovarci di fronte ad un quoziente di indebitamento negativo, maggiore a due, e contestualmente a un ROD alto (di fatto rappresenta il costo dei debiti) e un ROI basso, inferiore al ROD. La situazione sarebbe drammatica. Al contempo, però, un Quoziente di indebitamento alto, ma un ROD basso ed un ROI alto, tutto sommato mostrerebbero un’azienda che magari ha, sì, preso dei rischi, ma calcolando bene costi e benefici. Le informazioni che si possono dedurre con l’analisi approfondita degli indici che abbiamo visto sono molteplici, ed è opportuno svolgere tutti i ragionamenti possibili prima di prendere una decisione. Confrontarne tutti i risultati ti permetterà di farti alla fine una valutazione coerente e discretamente oggettiva della situazione.
Ancora una volta, vediamo poi come approfondire il tema dell’analisi di bilancio. Ora che siamo in quarantena hai il tempo per leggere un po’, magari con Kindle e senza sovraccaricare i corrieri…
Non posso che consigliare, prima di tutto… me stesso! Ecco il link alla pagina Amazon in cui si può trovare il mio Manuale pratico di gestione del credito commerciale edito da Primiceri Editore. Ho davvero cercato di approfondire tutti gli aspetti della gestione crediti che mi trovo quotidianamente di fronte nel mio lavoro di credit manager, dall’apertura del cliente al recupero, dall’analisi del credito al passaggio a perdita.
Subito dopo, il libro che consiglio è sempre quello, se non l’hai già preso nelle mille volte in cui l’ho citato, prendilo ora, tenendo conto che è stato la fonte principale di quest’articolo assieme alla mia esperienza ed agli appunti dei corsi che ho fatto: Finalmente ho capito come leggere un bilancio, di Maurizio De Pra e Silvia Irene Castelli. Il testo più chiaro e breve che io abbia mai trovato sui bilanci.
Qualora invece volessi andare più approfondito, ti fornisco la chiave per fare una vera e propria Due diligence dei bilanci: Warren Buffett e l’interpretazione dei bilanci. Identificare le aziende con un solido vantaggio competitivo, di Mary Buffett e David Clark. Praticamente, la guida su come un bravo investitore legge i bilanci.
Sono a disposizione se vuoi farmi una domanda, e ti invito a sentirti libero di commentare qua sotto e di condividere l’articolo con coloro cui pensi possa interessare!
Image by Melk Hagelslag from Pixabay
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