Io personalmente odio gli orologi analogici.
Li trovo fastidiosi e disturbanti: il loro incessante ticchettio mi tintinna nella testa e mi rintrona (non sapete quanto ho cercato di trovare le parole per l’allitterazione…), facendomi passare la voglia di mettermi in azione.
Allo stesso modo mi disturbano i recuperatori convinti che rompere le scatole equivalga a essere efficaci. Se chiamo mille volte, se scrivo mille volte, se lascio messaggi, allora sono bravo.
No.
Non funziona così.
Ho lavorato con molti elementi del genere, e i colleghi bravi (quelli che fanno le performance e davvero portano a casa i soldi, per intenderci) confermavano: i negoziatori molesti non hanno capito niente.
I recuperatori stalker non portano a casa i soldi, ti portano solo a fare un sacco di figuracce, a sembrare poco professionale e addirittura a farti anche male, perché se sei un recuperatore di professione e il cliente si rivolge a un garante (privacy, concorrenza) lamentandosi del tuo comportamento poco etico, la cosa migliore che può conseguirne è la perdita del mandato. Sulla peggiore non voglio nemmeno dilungarmi, ma si parla di sanzioni che possono a sei cifre…
Continuerei a parlarvi di comportamenti poco professionali, poco etici, e che comunque non funzionano con una carellata dei peggiori esempi di recuperatore.
Abbiamo parlato dello stalker?
Ebbene poi c’è chi grida. Magari in pubblico. Io li chiamo gli strilloni, e li tollero davvero male.
Personalmente ho gestito moltissime visite, ed in ognuna ho sempre evitato di dire a voce alta il motivo dell’incontro finché non fossimo entrati.
Comportarsi diversamente porta ad imbarazzare il debitore, ma non per forza a farlo pagare, mentre quasi certamente lo farà lamentare. E anche là torniamo al punto descritto sopra.
Dopo lo strillone esiste un’altra categoria particolare e fastidiosa: il lamentoso.
Questo passa il tempo col cliente lamentandosi delle mandanti, dei compensi, delle difficoltà, della pioggia, della scortesia e del fatto che senza le ruote la nonna non è una carriola.
Neanche che i problemi a pagare i creditori li avesse lui.
Anche questi ticchettano come orologi analogici, sebbene in maniera diversa.
Renditi conto, stai parlando a un debitore, che probabilmente ha già i suoi bei pensieri, stare lì a farti da psicanalista è l’ultimo dei suoi desideri. Certo che ci vuole dell’empatia, ma a volte si esagera.
Avvicinandomi alla fine descriverei l’antitesi del recuperatore: il procrastinatore.
Quello che rimanda la chiamata, o la visita, perché non ha voglia, oppure si vergogna.
Ma stai scherzando? Già c’è il debitore che rimanda a babbo morto, se tu non tiri fuori gli attributi e non lo inviti a mantenere la parola, l’unica cosa che recupererai sarà un’elevata conoscenza del calciomercato invernale maturata leggendo la Gazzetta invece degli estratti conto.
Infine parliamo della categoria più comica, antiprofessionale e inefficace: il minaccioso. Si tratta di un soggetto particolarmente patetico. E’ l’esattore che arriva e inizia a dirti che ne uscirai rovinato, le banche ti chiuderanno tutte le porte, non potrai mai più lavorare e le piaghe d’Egitto cadranno su di te e sui tuoi discendenti fino alla settima generazione.
Dai.
Con calma.
E per piacere.
Tutti questi elementi sono dei problemi per i professionisti della negoziazione del credito problematico, perché, diciamolo, infangano la categoria. Purtroppo sono molti, e riescono a fare tanti, tanti, tanti danni!
Voglio però raccontarvi un ricordo che mi diverte particolarmente. Una volta ho avuto la fortuna di essere il soggetto moroso di un sollecito del genere: avevo scordato un bollettino, e sono stato contattato da una collega di una notissima società di recupero.
La “professionista” riusciva a unificare in una sola figura la molestatrice e la minacciosa. Mi deve aver chiamato venti volte.
Mi ha minacciato conseguenze abnormi.
Mi ha fatto divertire un sacco.
La cosa migliore era che pure la mia società lavorava per la mandante, quindi conoscevo precisamente i tempi di valutazione delle performance e ho avuto piacere di pagare tre giorni dopo la chiusura del suo mandato. Perché ai creditori bisogna pagare, ma ai maleducati bisogna dare una sberla (morale).
Ho già scritto che la cosa che paga di più è la professionalità (vedasi il post del 3 febbraio 2018). Tutto ciò che esula dalla professionalità ti porterà a sembrare l’esattore cattivo dei romanzi hard boiled in versione casalinga. Fa ridere, mentre deve far pagare.
E qui volevo chiuderla, ma mi è venuto in mente un ultimo punto che dovrebbe essere tenuto in buona nota e in evidenza da tutti gli operatori un concetto che, dal mio dialetto, si potrebbe tradurre con: non si spreme sangue dai muri.
Significa che a volte un cliente è nell’oggettiva situazione non a lui imputabile di non poter eseguire un pagamento, ed in tali casi non è etico proseguire l’azione di recupero tradizionale e stragiudiziale, né utile per il creditore.
Devi fermarti, e pensare una soluzione alternativa.
Per poter approfondire meglio, interrompo qui questo articolo e proseguirò a parlarne nel prossimo post. Vi prometto di caricarlo per mercoledì!
Inotre, non posso che consigliare… me stesso! Ecco il link alla pagina Amazon in cui si può trovare il mio Manuale pratico di gestione del credito commerciale edito da Primiceri editore. Ho davvero cercato di approfondire tutti gli aspetti della gestione crediti che mi trovo quotidianamente di fronte nel mio lavoro di credit manager, dall’apertura del cliente al recupero, dall’analisi del credito al passaggio a perdita.
EDIT: Orgogliosamente caricato in anticipo martedì sera, 27/02/2018. Ecco qui il link!
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